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REPORT CONCLUSIVO SPOTT 1

Un documento snello, di più facile lettura e corredato di infografiche, guiderà il  lettore a comprendere i principali risultati ottenuti dal Programma SPoTT nel periodo 2013-2019.

Aggiornamento risultati effetti a breve termine

Aggiornamento della coorte dei lavoratori e delle aziende operanti nell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Torino e analisi ambientali indoor

Monitoraggio su matrici animali e vegetali di diossine, furani e policlorobifenili nell’area del termovalorizzatore di Torino

Monitoraggio epidemiologico degli effetti sulla salute dell’inceneritore di Torino – Effetti a lungo termine

Aggiornamento della coorte dei lavoratori e delle aziende operanti nell’impianto di termovalorizzazione e analisi ambientali indoor

Qualità dell’aria nell’area circostante il termovalorizzatore nel 2019

I livelli di OH-IPA nei residenti e allevatori della zona attorno l’inceneritore

Le diossine e i PCB nei residenti e negli allevatori

Lavoratori dell’impianto: ultimi risultati sugli inquinanti organici

Livelli di bioaccumulo di metalli dopo tre anni dall’avvio dell’impianto

Livelli di bioaccumulo di metalli nei lavoratori dopo tre anni dall’avvio

Monitoraggio epidemiologico degli effetti a breve termine sulla salute

Metaboliti ossidrili degli idrocarburi policiclici aromatici dopo un anno dall’avvio

Stato di salute dei lavoratori del Gerbido dopo un anno di lavoro all’impianto

Primi risultati dopo un anno dall’avvio dell’impianto: i metalli

Risultati degli inquinanti organici della fase ante-operam

Risultati del primo biomonitoraggio

Report 17

Aggiornamento risultati effetti a breve termine

Il report n. 17 presenta i risultati degli effetti a breve termine sulla salute della popolazione residente intorno all’impianto, riprendendo i metodi utilizzati del precedente studio analogo pubblicato nel 2017, considerando un periodo temporale più ampio.

Il report si concentra su uno dei temi di maggior interesse per gli amministratori locali: gli sforamenti emissivi dell’impianto hanno un impatto sulla salute (per esempio su un maggiore ricorso alle strutture sanitarie) nello stesso giorno o nei giorni immediatamente successivi ai cambiamenti delle emissioni registrati?

Per realizzare lo studio sono stati analizzati i tassi di accesso al pronto soccorso nei 27 mesi antecedenti alla messa in funzione dell’impianto e in analoghi periodi temporali successivi considerando i dati sanitari fino al 31/12/2019, in modo da escludere il periodo di pandemia Covid-19. È stato effettuato il confronto dei tassi di accesso al pronto soccorso tra la popolazione residente nell’area di ricaduta dell’impianto e la popolazione di controllo, esterna all’area, selezionata in modo da comprendere una parte del territorio comunale di Torino ed una parte della cintura metropolitana torinese.

L’analisi non ha messo in luce incrementi significativi del rischio a breve termine di ricoveri e/o di accessi al Pronto Soccorso nella popolazione più esposta.

Tutte le analisi effettuate non evidenziano un effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, permettendo, anche a distanza di anni, di confermare i risultati già evidenziati nel precedente report.

Report 16

Aggiornamento della coorte dei lavoratori e delle aziende operanti nell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Torino e analisi ambientali indoor

Il report n. 16 descrive i risultati del monitoraggio sulla salute dei lavoratori dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Torino riferito agli anni 2021 -2022.

Lo studio si è posto due obiettivi principali: aggiornare le informazioni fornite nel Report n.13 in merito alle imprese e ai lavoratori operanti in impianto con i dati relativi al 2021 e descrivere le esposizioni ambientali rilevate in impianto nel periodo novembre 2021-marzo 2022.

Il monitoraggio degli ambienti di lavoro è il principale strumento di controllo delle esposizioni cui sono sottoposti tutti gli addetti presenti in impianto, a qualunque impresa essi facciano riferimento.

Nel corso del 2021 è stato effettuato, per la prima volta dall’inizio dell’attività dell’impianto, anche il monitoraggio di agenti biologici aerodispersi.

Nella campagna di prelievi 2021-22 sono stati misurati inquinanti appartenenti a diverse categorie: sostanze organiche volatili, polveri inalabili, metalli, aldeidi, ammoniaca, idrogeno solforato, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, furani e PCB.

Per tutte le sostanze misurate sono state riscontrate concentrazioni di inquinanti decisamente inferiori ai valori limite di esposizione previsti per gli ambienti di lavoro dalla normativa italiana e dalle principali organizzazioni internazionali.

Report 15

Monitoraggio epidemiologico degli effetti sulla salute dell'inceneritore di Torino - Effetti a lungo termine

Il report n. 15 riporta i risultati delle analisi effettuate su matrici di origine alimentare, quali uova e fieni, rilevate nella primavera e nell’autunno del 2021, in quattro aziende sentinella selezionate.

L’obiettivo dello studio è descrivere la contaminazione da microinquinanti riscontrata nell’area del Gerbido su matrici animali e vegetali durante il 2021 e di confrontare tale contaminazione con quella riscontrata nella stessa area nel passato e con quella delle aree di Basse di Stura e di Serravalle Scrivia, comprese nei siti di interesse nazionale e monitorate nel 2013.

Come atteso, i campioni analizzati hanno presentato segni di contaminazione, dal momento che le aziende sono situate in una zona caratterizzata dalla commistione di insediamenti zootecnici e industriali e da una contaminazione storica da microinquinanti che era stata già descritta in precedenti campagne di controllo.

La contaminazione identificata ha caratteristiche simili a quella individuata in passato nella stessa area e in altre aree periurbane ed industriali piemontesi. Per due aziende, in particolare, le analisi mostrano che la miscela inquinante presenta, sia nella campagna primaverile sia in quella autunnale, una quota percentuale di furani superiore a quella delle diossine: la predominanza dei furani è indice di una sorgente combustiva. Nessuno dei campioni considerati, né di uova, né di fieno indica una contaminazione da pentaclorofenolo (PCP), composto che avrebbe segnalato una contaminazione puntuale essendo usato come conservante del legno e pesticida e che può contenere le diossine come impurità. In uno dei campioni, invece, la contaminazione è compatibile con l’inquinamento da veicoli diesel.

Report 14

Monitoraggio epidemiologico degli effetti sulla salute dell'inceneritore di Torino - Effetti a lungo termine

Il report n. 14 descrive lo studio e la stima del rischio di incorrere in eventi sanitari avversi – ricoveri ed esisti relativi alla gravidanza – a medio/lungo termine per i soggetti potenzialmente più interessati alle emissioni dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Torino.

In analogia con le altre linee del progetto SPoTT, sono stati considerati alcuni comuni limitrofi – residenti assistiti dall’ASL TO3 – interessati dalle ricadute delle emissioni e i residenti in alcune aree della parte sud della città di Torino, come popolazione di confronto non esposta alle emissioni del termovalorizzatore ma con livelli di inquinamento ambientale simili.
Lo studio comprende, in analogia con quanto fatto per il biomonitoraggio, soggetti con 35 o più anni che risultano residenti nei comuni interessati alla sorveglianza (Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta di Torino, Rivoli e Torino) nel periodo di osservazione dal 01/01/2014 al 31/12/2019.

Per quanto riguarda l’analisi dei ricoveri sono stati presi in esame le diagnosi di diabete e i grandi gruppi di malattie cardiovascolari e malattie dell’apparato respiratorio.
Nelle analisi effettuate non sembrano evidenziarsi rischi che possano essere attribuiti all’impianto.

Per quanto riguarda gli eventi avversi al parto sono stati analizzati i casi di aborto spontaneo e diversi esiti della gravidanza (es numero di parti gemellari, numero di nati con età gestazionale inferiore a 37 settimane etc..,). In letteratura sono anche valutate le malformazioni alla nascita e nel primo anno di vita; tuttavia, in questo contesto non è stato possibile effettuare analisi relative alle malformazioni per la mancanza di un Registro Regionale in Piemonte da cui acquisire informazioni complete ed esaustive.

Dai risultati l’unico esito che risulta incrementato nell’area di esposizione è il numero di nati con età gestazionale inferiore a 37 settimane.

Attualmente si può concludere che le analisi effettuate sostanzialmente non evidenziano effetti rilevanti a medio/lungo termine, né sui ricoveri ospedalieri per le cause analizzate, né sugli esiti avversi della gravidanza presi in considerazione, tranne una tendenza per un solo item – incremento dei bambini nati pretermine – sulla cui consistenza si potrà ulteriormente indagare nel periodo successivo di analisi in cui sarà disponibile una casistica più numerosa.

Report 13

Aggiornamento della coorte dei lavoratori e delle aziende operanti nell’impianto di termovalorizzazione e analisi ambientali indoor

Il report n. 13 descrive la coorte di lavoratori TRM e fotografa le ditte presenti nell’impianto  di termovalorizzazione dei rifiuti di Torino nel periodo 2013-2020. Presenta, inoltre, i risultati dei monitoraggi ambientali effettuati nel 2020-21 confrontandoli con quelli eseguiti negli anni precedenti.

Il report n.13 si colloca all’interno della nuova fase del Programma di Sorveglianza della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino che ha preso il via nel 2020 e che si propone, integrando nuove linee di attività a quelle precedentemente in essere, di continuare a valutare potenziali effetti avversi sulla salute dell’inquinamento ambientale nelle aree circostanti il termovalorizzatore di Torino.

Nel periodo 2020-21 è stato effettuato il monitoraggio di polveri, metalli, aldeidi, sostanze organiche volatili, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB), diossine e, per la prima volta, agenti biologici aerodispersi.
In tutti i casi le concentrazioni misurate risultano molto basse, dell’ordine di grandezza già riscontrato nelle campagne precedenti e comunque di molto inferiori ai valori di esposizione professionale ACGIH e a quelli normativi disponibili.

Le lievi variazioni osservate sono attribuibili alla differente composizione nei rifiuti.

Durante il periodo di gestione provvisoria (2013 e parte del 2014), TRM era presente in azienda con poche unità di personale, inizialmente con compiti prevalentemente dirigenziali e impiegatizi e solo successivamente con persone dedicate alle linee operative.
Da fine 2014 sono stati presenti, per la maggior parte in forma saltuaria e/o “a richiesta”, 268 ditte esterne a cui sono stati affidati 301 appalti e molte di queste imprese svolgono le mansioni potenzialmente più esposte alle sostanze pericolose.

Risulta pertanto importante continuare a raccogliere informazioni riguardanti queste imprese, migliorando il flusso di dati in uso.    

Report 12

La qualità dell'aria nell'area circostante il termovalorizzatore nel 2019

Con il report n. 12, pubblicato sul nuovo sito del Programma SPoTT, si rendono disponibili i risultati dello studio modellistico di dispersione degli inquinanti in atmosfera che valuta il contributo delle emissioni del Termovalorizzatore di Torino alla qualità dell’aria nell’area circostante l’impianto, nel corso del 2019.

I risultati mostrano per tutti gli inquinanti, sia a livello di concentrazioni in atmosfera sia di deposizioni, un contributo del termovalorizzatore decisamente modesto, spesso inferiore di uno o più ordini di grandezza rispetto ai valori misurati.

L’unico inquinante per il quale la simulazione restituisce valori con ordine di grandezza confrontabile con quello delle misure è il mercurio nelle deposizioni atmosferiche; sebbene la normativa vigente non preveda valori limite per questo inquinante, è necessario monitorarne nel tempo le concentrazioni.

I risultati delle attività previste nel prosieguo del programma SPoTT-2 (ulteriori simulazioni modellistiche meteodispersive e i dati derivanti dal monitoraggio delle deposizioni di mercurio avviato presso la sede Arpa di Torino) permetteranno di approfondire lo studio del contributo del termovalorizzatore alle ricadute di questo inquinante nell’area di studio.

Report 11

Le diossine e i pcb nei residenti e allevatori

Analogamente con quanto accaduto con i metalli, anche gli idrossi-IPA (i metaboliti dei più noti idrocarburi policiclici aromatici) sono complessivamente diminuiti dopo 3 anni dall’avvio dell’impianto di incenerimento del Gerbido.

Il Rapporto, descrive i risultati delle analisi svolte nel giugno 2016 sulle urine di 357 residenti e allevatori dell’area intorno all’inceneritore (nei Comuni di Orbassano, Rivalta, Grugliasco, Beinasco), e di un gruppo di torinesi preso per confronto, concludendo che i valori di OH-IPA, a tre anni di distanza dall’avvio del termovalorizzatore, non indicano esposizioni attribuibili alle emissioni dell’impianto.

Infatti, i livelli complessivi degli OH-IPA in studio così come i singoli metaboliti hanno andamenti simili in entrambe le ASL e un generale trend in diminuzione per quasi tutte le sostanze considerate (fanno eccezione il 3-idrossifenantrene e il 4-idrossifenantrene).

Anche per gli allevatori, nonostante il numero dei soggetti sia limitato, i valori riscontrati sono in linea con quelle ottenute sui residenti.

Report 10

Le diossine e i pcb nei residenti e allevatori

A tre anni dall’avvio dell’impianto non destano preoccupazioni i livelli di bioaccumulo di PCDD (policloro-dibenzo-p-diossine), PCDF (dibenzofurano policlorurato) e PCB (policlorobifenili) nei residenti intorno all’inceneritore di Torino.

I risultati sono relativi ai prelievi effettuati nel giugno 2016, tre anni dopo l’entrata in funzione dell’impianto, su un campione di circa 100 persone residenti in Torino e in alcuni comuni limitrofi (Orbassano, Rivalta, Grugliasco, Beinasco).

In più sono stati coinvolti anche 13 allevatori con aziende situate in un raggio di 5 Km intorno all’impianto.  Nel giugno del 2013, subito prima dell’entrata in funzione, si era svolto il primo controllo.

Confrontando i cittadini che abitano nelle aree più vicine all’inceneritore con quelli più lontani, non ci sono differenze statisticamente significative per PCDD, PCDF e PCB. Mentre, guardando l’andamento del tempo di queste sostanze, si osserva una loro diminuzione nei tre anni presi in esame.

Gli allevatori, come già nel 2013, confermano livelli più alti rispetto ai residenti, ma anche in questo caso c’è stata una diminuzione nel tempo.

Lo stato di salute generale, valutato attraverso un’ampia serie di esami ematochimici e urinari, risulta analogo tra i due gruppi coinvolti nello studio.

Durante i controlli sono state poste anche alcune domande sulla percezione del rischio: i residenti più vicini all’impianto si ritengono mediamente più a rischio per alcune patologie e mostrano una preoccupazione maggiore per la gestione dei rifiuti. Il personale sanitario resta il riferimento più affidabile per acquisire informazioni sulla salute e sull’ambiente.

Report 9

Lavoratori dell'impianto: ultimi risultati sugli inquinanti organici

Terminata la valutazione sullo stato di salute dei lavoratori del termovalorizzatore del Gerbido. Con il Report n. 9, presentato durante l’ultimo incontro del Comitato Locale di Controllo, vengono resi disponibili i risultati delle analisi sugli inquinanti organici: idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB) e diossine (PCDD/F).

Il monitoraggio sanitario sui lavoratori arriva dopo tre anni dal primo controllo, effettuato in fase di assunzione. Lo scopo è quello di capire se, dopo tre anni di lavoro, gli addetti risultano contaminati da inquinanti presenti in fumi e polveri del termovalorizzatore. Come ulteriore supporto allo studio sono state condotte due campagne di monitoraggio ambientale indoor per definire l’esposizione a inquinanti all’interno dell’impianto. Come già accaduto per i metalli (report SpoTT 7), anche le concentrazioni di IPA rilevate nelle urine dei lavoratori dopo tre anni dall’entrata in funzione dell’impianto, sono tutte sotto i limiti di esposizione professionale. Ulteriore conferma arriva dalle rilevazioni ambientali in impianto che hanno livelli simili o inferiori rispetto agli anni precedenti e quindi non evidenziano la presenza di un’esposizione professionale.

Il campione è composto da 35 lavoratori TRM, presenti all’apertura del termovalorizzatore e che continuano a lavorare dentro l’impianto. Analizzando i risultati a tre anni dall’assunzione, si riscontra che i livelli metaboliti urinari degli IPA (1-OH-IPA) sono stabili o tendenzialmente in diminuzione. Questi risultati sono attribuibili a componenti complesse di esposizione relative sia all’ambiente sia allo stile di vita. Relativamente a diossine e PCB, per i quali non esistono limiti di esposizione occupazionale, i livelli nel sangue dei lavoratori campionati risultano comunque paragonabili o inferiori rispetto a quelli misurati all’avvio dell’impianto.

Parallelamente, dato che le mansioni potenzialmente più esposte alle sostanze pericolose erano state prevalentemente affidate a imprese con contratti in appalto, sono stati coinvolti anche 26 lavoratori appartenenti a 4 imprese in appalto operanti continuativamente nelle aree potenzialmente più inquinate (avanfossa, area scorie, fossa rifiuti). I risultati per questi lavoratori, sono in linea con quelli riscontrati per i lavoratori TRM operanti sulle linee per tutti gli inquinanti organici analizzati.

La linea di biomonitoraggio sui lavoratori messa in atto dal programma SPoTT, dopo 4 anni di indagine, ha permesso di concludere che le variazioni nei livelli di inquinanti organici misurate nei lavoratori del termovalorizzatore di Torino, non siano causate in modo specifico dall’attività dell’inceneritore. Tali risultati sono coerenti con i pochi studi reperibili in letteratura internazionale. In base ai risultati ottenuti si ritiene che, in assenza di particolari emergenze ambientali, in futuro sia utile continuare ad avvalersi dei soli monitoraggi dell’aria in ambiente di lavoro come strumento di controllo delle esposizioni lavorative senza procedere a ulteriori monitoraggi biologici.

Il report 9, redatto dal Servizio Sovrazonale di Epidemiologia dell’Asl TO3 in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e ARPA Piemonte, è l’ultimo dei documenti che riportano in modo completo i risultati dei diversi inquinanti nei lavoratori nelle tre fasi del Programma SPoTT e precede di qualche mese l’uscita di quello che sarà il report conclusivo dedicato ai valori di inquinanti organici nei residenti.

Report 8

Risultati sui livelli di bioaccumulo di metalli dopo tre anni dall’avvio dell’impianto

L’ottavo report SPoTT presenta i risultati delle determinazioni di 18 metalli nelle urine, e del piombo nel sangue, della popolazione residente e degli allevatori, dopo tre anni dall’entrata in funzione dell’impianto (T2) e suddivisi per le due aree di esposizione (esposti e non esposti). Tali risultati sono stati messi a confronto con quelli delle analisi precedenti, condotte prima dell’avvio (T0) e dopo un anno (T1).

Per quanto concerne il confronto tra i due gruppi di popolazione, sono emerse alcune differenze al T2 tra campione residente nei pressi dell’impianto e campione residente lontano dall’area di massima ricaduta; in particolare gli esposti presentano concentrazioni più alte di berillio, cromo e vanadio, mentre sono risultate più basse quelle di rodio, palladio e platino e antimonio.

Complessivamente, le concentrazioni dei metalli misurate al T2 sono largamente inferiori rispetto ai valori di riferimento individuati dai principali enti internazionali e sono comparabili, se non inferiori, a precedenti esperienze di biomonitoraggio documentate a livello nazionale e internazionale. Ventiquattro soggetti mostrano valori di uno o più metalli superiori ai valori di riferimento: per ognuno di essi sono in corso approfondimenti su altri fattori di esposizione (stili di vita, esposizione occupazionale, etc.) sulla base delle informazioni contenute nei questionari che rilevano caratteristiche e abitudini dei partecipanti allo studio.

Analizzando l’andamento nel tempo, si è osservata una riduzione significativa delle concentrazioni dei metalli nella popolazione in studio al T2 rispetto alle concentrazioni misurate al T0 per entrambe le aree di esposizione (vedi figura sottostante). Solo il platino e il rodio sembrano presentare una tendenza all’aumento, e solo nei soggetti che vivono nell’area di minor ricaduta (non esposizione). Tali metalli sono principalmente associati alle emissioni veicolari. Occorre, infatti, ricordare che l’area metropolitana di Torino è caratterizzata da un volume molto elevato di traffico che rappresenta una fonte di emissione localizzata rilevante per tutta la popolazione SpoTT.

Anche per gli allevatori, sia nel confronto temporale sia rispetto ai valori limite sopracitati, si osservano risultati analoghi a quelli dei residenti.

In conclusione, per quanto riguarda il quesito principale di sanità pubblica per cui è stato condotto lo studio, i risultati suggeriscono che le variazioni nelle concentrazioni urinarie ed ematiche di metalli riscontrate nella popolazione residente non sono associati all’attività dell’impianto in quanto, in entrambi i gruppi di popolazione, vi è una tendenza alla diminuzione dei valori dei metalli delle urine del T2 rispetto al T0. Tale diminuzione risulta maggiore negli esposti, o paragonabile tra le due aree per tutti i metalli in studio; ciò depone anche per una mancanza di associazione  con l’area di ricaduta delle emissioni.

Report 7

Risultati sui livelli di bioaccumulo di metalli nei lavoratori del termovalorizzatore
dopo tre anni dall’avvio dell’impianto

Gli addetti al termovalorizzatore non presentano contaminazioni da metalli. Dopo tre anni dall’entrata in funzione, i livelli di metalli rilevati nelle urine degli addetti alle lavorazioni del termovalorizzatore sono tutti sotto i limiti di esposizione professionale. Questi dati sono ulteriormente confermati dalle rilevazioni ambientali in impianto che mostrano concentrazioni di metalli in aria inferiori al limite di rilevabilità strumentale e quindi non evidenziano la presenza di un’esposizione professionale.

Il presente report (Report SpoTT numero 7), redatto dal Servizio Sovrazonale di Epidemiologia dell’Asl TO3 in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, è l’ultimo di sette documenti che riportano in modo esplicativo e completo i risultati dei diversi inquinanti determinati, nei residenti e nei lavoratori, nelle tre fasi del Programma SPoTT. 

Il campione era composto da 35 lavoratori TRM, presenti all’apertura del termovalorizzatore e che continuano a lavorare dentro l’impianto. Analizzando i risultati a tre anni dall’assunzione, si riscontra che la maggior parte dei metalli indagati presenta concentrazioni significativamente più basse di quelle osservate precedentemente. Fanno eccezione il manganese, il platino e l’antimonio per cui i valori dell’ultimo sono più alti dei valori iniziali; questo trend in aumento è verosimilmente da attribuirsi a esposizioni complesse relative sia all’ambiente sia allo stile di vita.

Contestualmente, preso atto che le mansioni potenzialmente più esposte alle sostanze pericolose erano state prevalentemente affidate a imprese con contratti in appalto, si sono coinvolti anche 30 lavoratori appartenenti a 4 imprese in appalto operanti continuativamente nelle aree potenzialmente più inquinate (avanfossa, area scorie, fossa rifiuti). I risultati sono in linea con quelli riscontrati per i lavoratori TRM operanti sulle linee, eccetto per berillio e piombo che mostrano concentrazioni più elevate ancorché in linea a quelli segnalati in letteratura per lavoratori in altri impianti di incenerimento, ed arsenico, manganese e platino che rivelano invece concentrazioni inferiori.

Inoltre, sia per i 35 lavoratori TRM, sia per i 30 lavoratori delle ditte in appalto, tutti i metalli analizzati presentano concentrazioni inferiori ai valori limite di esposizione occupazionale.

In conclusione, dai risultati ottenuti, i tecnici ritengono che, in assenza di particolari emergenze ambientali, in futuro sia utile continuare ad avvalersi dei soli monitoraggi dell’aria in ambiente di lavoro come strumento di controllo delle esposizioni lavorative senza procedere a ulteriori monitoraggi biologici.

Report 6

Monitoraggio epidemiologico degli effetti a breve termine dell’inceneritore di torino sulla salute

Lo studio sugli effetti a breve termine si è posto l’obiettivo di valutare se gli sforamenti emissivi dell’impianto hanno causato, nei giorni immediatamente successivi, un maggior ricorso alle strutture ospedaliere di zona (misurato sia come numero di accessi al pronto soccorso che come numero di ricoveri). A tal fine ha adottato una metodologia innovativa ed articolata per questo tipo di impianti che si è sviluppata partendo da tre differenti approcci:

1. il confronto dei tassi standardizzati per età di accesso al Pronto Soccorso tra un periodo prima ed uno successivo all’avvio dell’impianto;

2. l’eventuale relazione tra i picchi emissivi rilevati a camino di alcuni inquinanti e metalli e gli accessi al Pronto soccorso nella popolazione residente nell’area
di massima ricaduta nei 5 giorni successivi.

3. la presenza di variazioni negli accessi al Pronto Soccorso e nei ricoveri ospedalieri prima e dopo l’avvio dell’impianto, tra due periodi di 27 mesi di pari durata, con analisi di serie temporali in relazione all’andamento quotidiano delle concentrazioni di NO2.

Lo studio conclude che tutte le analisi effettuate non evidenziano in conclusione un effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti.

Report 5

I metaboliti ossidrilati degli idrocarburi policiclici aromatici dopo un anno dall'avvio

Pubblicato il report 5 che illustra i risultati delle determinazioni dei principali metaboliti ossidrilati di IPA (OH-IPA) in campioni di urina raccolti al T1 e li confronta con quelli relativi ai campioni di urina raccolti al T0.

Nel periodo giugno-settembre 2014 i partecipanti alla prima fase dello studio sono stati richiamati e la maggior parte di essi (96 %) ha accettato di partecipare anche alla seconda fase (T1). Il campione, rappresentativo della popolazione residente da almeno 5 anni, comprendeva 198  persone dei comuni di Beinasco, Grugliasco, Orbassano e Rivalta in un’area prossima all’inceneritore interessata dalle ricadute prevalenti di metalli e diossine (nel territorio dell’ASL To3) e 196 persone residenti nei quartieri sud del comune di Torino in un’area situata al di fuori delle ricadute prevalenti previste di metalli e diossine (nel territorio dell’ASL To1).  Sono stati analizzati anche i campioni di 14 allevatori che risiedevano e svolgevano la propria attività lavorativa in aziende prossime al termovalorizzatore.

Nel complesso i residenti nel territorio dell’ASL To3 e quelli dell’ASL To1 presentano livelli di idrossi-IPA confrontabili. Differenze statisticamente significative si evidenziano solo per l’1-idrossifenantrene (1-OH-PHEN) e per il 3-idrossifenantrene (3-OH-PHEN) che, tuttavia, forniscono un contributo non rilevante (4%) alla somma degli OH-IPA analizzati.

L’analisi delle concentrazioni urinarie di OH-IPA nel campione di popolazione studiata, a un anno di distanza dall’avvio del termovalorizzazione di Torino, non indica effetti apprezzabili ascrivibili alle emissioni dell’impianto. Infatti, i livelli complessivi degli OH-IPA in studio così come quelli relativi ai singoli metaboliti presentano in entrambe le ASL, dopo un anno dall’entrata in funzione dell’inceneritore, concentrazioni significativamente più basse di quelle precedentemente osservate.  Tale riduzione, analogamente a quella riscontrata per i metalli urinari, è da ascrivere almeno in parte alla diminuzione delle concentrazioni di particolato atmosferico verificatesi tra i due periodi, legata a fattori meteorologici differenziali.  Anche una maggiore attenzione negli stili di vita (in particolare la diminuzione dell’abitudine al fumo) può concorrere a spiegare i risultati ottenuti.

I valori riscontrati sul gruppo di allevatori sono in linea con quelle ottenute sui residenti, nonostante il numero dei soggetti sia limitato.

Report 4

Lo stato di salute dei lavoratori del gerbido dopo 1 anno di lavoro all'impianto

Il Report 4 riporta i risultati dello stato di salute e dei livelli di concentrazioni di 19 metalli, IPA, diossine e PCB su un gruppo di dipendenti TRM e un gruppo di lavoratori di un’impresa incaricata della fase di avvio, per un totale di 55 soggetti.

I risultati delle analisi effettuate dopo un anno di attività lavorativa presso l’impianto, permettono di fare confronti con i valori riscontrati prima dell’avvio dell’impianto e di iniziare a fare alcune considerazioni.

La maggior parte dei 18 metalli urinari e il piombo nel sangue presentano oggi concentrazioni più basse di quelle osservate inizialmente e questo sia per i lavoratori impegnati sulle linee di incenerimento sia per il personale amministrativo e dirigenziale.

Come anche osservato nella popolazione residente vicino all’impianto, soltanto il cromo presenta una tendenza all’aumento ad un anno dall’avvio ma questi risultati non sono attribuibili all’ambiente di lavoro: le misurazioni effettuate in aria dentro l’impianto rilevano una concentrazione di metalli in tracce, uguale al fondo d’area o sotto i limiti di rilevabilità.

La situazione è quindi analoga a quello dei residenti e potenzialmente legata ad una diminuzione delle emissioni in aria di particolato e una maggiore attenzione nelle abitudini alimentari e stili di vita (es. fumo).

Report 3

Primi risultati dopo un anno dall’avvio dell’impianto: i metalli

Nel Report 3 sono riportati gli esiti del confronto delle concentrazioni urinarie di 18 metalli misurate nel 2014 (fase T1) rispetto alle corrispondenti concentrazioni negli stessi soggetti misurate un anno prima (fase T0), a impianto ancora non in funzione. Infatti, il termovalorizzatore ha iniziato la sua attività in modo continuativo dal mese di settembre 2013.

I prelievi hanno coinvolto 394 soggetti di età compresa tra 35 e 69 anni residenti da almeno 5 anni nell’area metropolitana di Torino prossima al termovalorizzatore (territori di competenza ASL TO3 e ASL TO1) e 13 allevatori, proprietari di aziende nei pressi dell’impianto.

Analizzando gli andamenti nel tempo, i risultati mostrano che la maggior parte dei metalli indagati presentano al T1 concentrazioni significativamente più basse di quelle precedentemente osservate al T0. La consistente diminuzione dei metalli è stata riscontrata sia nei soggetti residenti nell’area di ricaduta prevalente delle emissioni sia nei residenti fuori dall’area di ricaduta. Alla diminuzione generalizzata fanno eccezione il Nichel, il Platino e il Cromo.

I risultati ottenuti sono coerenti con quelli rilevati in altri programmi di biomonitoraggio di popolazioni residenti nei dintorni di inceneritori reperibili in letteratura.

Report 2

I risultati degli inquinanti organici della fase ante-operam

A quasi un anno di distanza dal primo report, SPoTT pubblica il secondo documento relativo alle analisi ante operam. Si tratta in questo caso dei risultati relativi agli inquinanti organici (PCB – policlorobifenili, diossine e IPA – Idrocarburi Policiclici Aromatici), sui prelievi fatti a giugno-luglio 2013.

La ricerca di diossine e PCB ha riguardato un numero inferiore di persone, per un totale di  102 residenti (50 nel territorio dell’ASL TO3 e 52 nel territorio dell’ASL TO1) in età compresa tra 35 e 49 anni. L’analisi dei dati non ha evidenziato differenze tra le due ASL mentre sono stati rilevati un aumento progressivo delle concentrazioni con l’età e mediane più elevate nei soggetti di sesso femminile a parità di età. I livelli nel sangue di diossine e PCB osservati nella popolazione residente a Torino risultano essere paragonabili o inferiori a quelli misurati in altri Paesi.

Anche per quanto riguarda gli IPA, la popolazione torinese esaminata si colloca similmente ad altre popolazioni. Le mediane misurate per i diversi idrocarburi sono risultate più alte nell’ASL-TO1 rispetto all’ASL-TO3 probabilmente a causa di differenze nel traffico veicolare e dell’abitudine al fumo.

Diossine e PCB sono stati determinati anche su 40 lavoratori addetti alle linee del termovalorizzatore (quindi con maggior contatto con sostanze pericolose), tutti di sesso maschile e in età compresa tra 22 e 64 anni. I risultati delle analisi hanno evidenziato valori mediamente più bassi di quelli della popolazione residente. Gli IPA sono invece stati determinati su 55 lavoratori in totale e in alcuni casi hanno livelli superiori negli addetti alle linee rispetto ai colleghi con mansioni amministrative e dirigenziali.

Report 1

I risultati del primo biomonitoraggio

Col primo Report datato febbraio 2014, SPoTT rende pubblici i risultati della prima campagna di biomonitoraggio effettuata prima dell’entrata in funzione dell’impianto.

Una sintesi dei dati è già stata presentata il 29 gennaio al comitato locale di Controllo e mostra che lo stato di salute complessivo della popolazione residente da almeno 5 anni nell’area è nella norma e che non vi sono importanti differenze tra le due ASL.

Interessante inoltre quanto emerge con chiarezza dai questionari: i residenti nell’area dell’ASL TO3, più prossimi all’impianto, hanno dichiarato maggiore apprensione per il loro stato di salute rispetto ai residenti nell’ASL TO1.

Per la maggior parte dei metalli ricercati (in totale18 nelle urine e il piombo nel sangue) , i livelli riscontrati sono vicini a quelli determinati in altre zone italiane. Valori più elevati sono stati rilevati per palladio e tallio. Tali risultati testimoniano le modifiche costruttive avvenute negli ultimi anni nelle marmitte catalitiche (palladio) e la presenza di processi industriali (tallio) a Torino rispetto ad altre aree del nostro Paese.

I risultati delle analisi effettuate sugli allevatori sono simili a quelli dei residenti per quel che riguarda sia le analisi cliniche sia i metalli, ad eccezione dello zinco. Esso risulta più elevato tra gli allevatori anche se comunque paragonabile ai valori riscontrati in altri studi condotti in Italia.

Relativamente ai 23 lavoratori dell’impianto, i risultati mostrano che lo stato di salute è nella norma e che non vi sono importanti differenze tra lavoratori con mansioni amministrative e tecnici addetti alle linee di incenerimento. Per quel che riguarda i metalli, la maggior parte delle determinazioni presenta livelli paragonabili a quelli riscontrati nei residenti.