Nel lavoro pubblicato su QEIOS, Domingo e colleghi rianalizzano i dati di 5 studi condotti tra il 1998 e il 2017 volti a determinare la concentrazione di diossine in campioni di aria, suolo e foraggi prelevati nei pressi dell’inceneritore di Sant Adrià de Besos (Catalogna, Spagna). L’impianto, avviato nel 1975, è stato nel tempo adeguato alle normative di sicurezza che man mano sono state emanate a livello nazionale ed europeo. Oltre a campioni di aria sono stati valutati campioni di suolo (indicatore di deposizioni cumulative) e di foraggio (maggiormente correlato alle emissioni in aria nel breve periodo).
Nell’ultimo campionamento (2017), i livelli medi nel suolo erano pari a 3,60 ng OMS-TEQ/kg (range: 0,40-10,6), notevolmente superiori alle concentrazioni medie di PCDD/F nei campioni di suolo raccolti vicino ad altri impianti di incenerimento di rifiuti in Catalogna. Inoltre, le concentrazioni di PCDD/F nell’aria erano superiori a quelle riscontrate nella precedente campagna (2014), aumentando da 0,026 a 0,044 pg OMS-TEQ/m3.
Gli autori commentano i risultati sottolineando l’importanza di condurre processi approfonditi e completi di caratterizzazione del rischio, valutazione del rischio e, in particolar modo, comunicazione del rischio su strutture sensibili, come gli impianti di incenerimento di rifiuti, che comportano emissioni di sostanze tossiche nell’ambiente. Essi concludono: “È probabile che numerosi inceneritori funzionino adeguatamente e con un elevato livello di efficienza ambientale. Tuttavia, altri, come quello analizzato qui, hanno evidenziato troppi problemi, probabilmente a causa della gestione carente o inappropriata dell’impianto. Sulla base dei risultati discussi, l’inceneritore di Sant Adrià de Besòs potrebbe aver avuto un impatto negativo sull’ambiente e potenzialmente sulla salute pubblica”.