Il Ministero della Salute stima che il 5% dei bambini che nascono ogni anno in Italia, presenta almeno un’anomalia congenita, molto spesso associate a disabilità di varia natura e gravità. Il costo sociale ed economico di queste patologie è elevato e la loro prevenzione primaria rappresenta una priorità di sanità pubblica. Le cause di tali anomalie non sono ancora del tutto chiarite ma si è concordi nel definirle multifattoriali, derivanti da interazioni complesse tra geni e ambiente (sostanze chimiche, agenti infettivi, malattie della madre e altri fattori esogeni). La rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione ha dedicato all’argomento un intero supplemento ed in particolare riporta i risultati di una revisione aggiornata delle evidenze sul rischio di anomalie congenite associato a diversi fattori di rischio, tra cui le esposizioni ambientali da parte della madre: ovvero vicinanza a industrie, miniere, discariche e inceneritori.
La revisione ha considerato 7 studi pubblicati tra il 1998 e il 2010 e conclude che ci siano evidenze limitate o inadeguate nell’associare la vicinanza residenziale materna ad inceneritori alla presenza di anomalie congenite. Infatti, la maggior parte degli studi epidemiologici considerati stimava l’esposizione in modo teorico utilizzando modelli di dispersione e nessun lavoro riportava dati derivanti da biomonitoraggio per validare l’esposizione assegnata. Inoltre questi studi erano difficili da comparare in quanto consideravano popolazioni differenti, differenti fonti di dati e fattori confondenti considerati.