Gli studi sull’associazione tra l’esposizione alle emissioni degli inceneritori di rifiuti e gli effetti sulla salute umana si riferiscono principalmente a impianti di vecchia generazione. I loro risultati non possono quindi essere direttamente generalizzati agli impianti attualmente funzionanti, dotati di moderni impianti di abbattimento delle emissioni. Il lavoro di Negri e colleghi presenta una revisione sistematica di studi epidemiologici che pone una particolare attenzione alle emissioni e classifica gli impianti in tre generazioni diverse, a seconda delle normative comunitarie a cui facevano riferimento:
- prime generazioni, impianti attivi fino al 1989;
- seconde generazioni, impianti attivi dal 1989 al 2006;
- terza generazione, impianti attivi dopo il 2006.
Gli impianti fuori dall’UE sono stati attribuiti ad una di queste categorie in base alle loro caratteristiche.
La revisione considera 63 studi pubblicati sulle banche dati Embase e Pubmed fino al 2019; tra gli esiti sulla salute presi in considerazione ci sono: cancro, malattie cardiovascolari (CVD) e respiratorie, esiti della gravidanza e anomalie congenite. La revisione copre un gran numero di inceneritori e popolazioni a rischio, compresi alcuni piccoli studi occupazionali.
Dagli articoli analizzati non sono emersi eccessi per quanto riguarda i tumori nel complesso e il cancro ai polmoni. Alcuni tra gli studi di più vecchia data riportavano un eccesso di linfoma non Hodgkin, che non è più stato segnalato per impianti di seconda generazione. Possibili eccessi di sarcomi dei tessuti molli erano stati attribuiti ad esposizione agli inceneritori più vecchi e solo nelle aree più vicine agli impianti. Nessuna chiara associazione è emersa per le malattie cardiovascolari e per quelle dell’apparato respiratorio. Sono stati considerati diversi esiti della gravidanza, ma nonostante alcuni risultati positivi non è emersa alcuna associazione coerente. Gli studi non hanno evidenziato associazione per le anomalie congenite nel loro complesso; eccessi sporadici sono stati riportati in alcuni studi per tipi specifici di anomalie, ma non è emerso alcun modello coerente.
In conclusione, le prove disponibili su un gran numero di effetti sulla salute nella popolazione generale che vive vicino agli inceneritori, e i pochi dati disponibili sui lavoratori, hanno mostrato un rischio modesto per gli inceneritori più vecchi. L’evidenza per gli impianti di terza generazione è scarsa e relativa solo ad effetti sulla salute a breve termine. L’impatto sulle malattie croniche, e in particolare sul cancro, rimane una questione aperta che dovrà essere approfondita ulteriormente a causa dei tempi di latenza. Da un lato, i limiti metodologici dei dati disponibili non consentono di concludere fermamente per l’assenza di qualsiasi effetto sulla salute dei moderni inceneritori. D’altra parte, dalla letteratura disponibile non è emerso un segnale forte e coerente. I futuri studi dovranno cercare di superare i limiti ancora presenti utilizzando informazioni il più precise possibile sull’esposizione (utilizzando anche modelli di dispersione e geocodifica degli indirizzi) e sui potenziali confondenti. Ulteriori informazioni possono essere fornite anche da studi di biomonitoraggio di popolazioni o lavoratori esposti e valutazioni di impatto sulla salute basate sulle stime quantitative degli inquinanti.